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Allora avevo un sogno...
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Questo testo di teatro non è un pezzo di biografia, benché i riferimenti alla realtà vissuta di quest'eccezionale uomo di parole e musica non siano casuali ma fortemente voluti. In ogni uomo coesistono più uomini e, come in ogni personalità, navigano più motivi, diramazioni e contrasti tra le parti. Ciò non è specifico di condizioni patologiche così non è particolarità esclusiva degli ipersensibili, dei geniali, dei monomaniaci, di quelle persone che sono chiamati artisti, sebbene in loro le ambivalenze siano spesso talmente pressanti da raggiungere le collisione reciproca.

Un lato di noi necessariamente in luce, a contatto col mondo, e un lato nell'oscurità, visibile spesso solo a noi stessi. Il nome, quello proprio, che c'è stato concesso, e il cognome, quello della famiglia, che abbiamo ereditato, rendono bene tale dicotomia.

Un ambiente prevalentemente bianco, disposto a semicerchio: quattro vetrate sul fondo della scena, un pianoforte bianco, alcune grandi pezzi di scacchi, creano un anfiteatro surreale: E' questo il “luogo non luogo” in cui John sta aspettando qualcuno che è in ritardo. Il “Godot” della situazione è Lennon, L'ALTRA SUA META'.

John lo accoglie freddamente, inizia così un incontro rimandato da anni che, col passare dei minuti e della vicinanza reciproca di due caratteri opposti, assume i toni del duello. Due personalità opposte che litigano e sono tanto più distanti quanto più si appartengono; accuse, ricordi di un’infanzia difficile, di una famiglia distrutta… lo scontro a tratti è furioso. Sola rabbia e incomprensione sembrano guidare quel gioco al massacro che si nutre di dolorose sconfitte personali. I due, dopo aver dato fondo a tutto il loro rancore, si avvicinano attraverso la disperazione, la solitudine e l’amore che li unisce.

Si è fatto tardi, Lennon deve andare, c'è chi lo sta aspettando.

Giuseppe Cederna e Giampiero Ingrassia
Due John Lennon insieme sul palco per raccontare l'uomo e l'artista
23 marzo 2003

Roma - Lo spettacolo comincerà in una grande stanza tutta bianca che ricorda il video di Imagine, la canzone simbolo di John Lennon. Qui si incontrano la parte privata e la parte famosa dell'ex Beatles: l'uomo e l'artista. Lennon & John (sottotitolo Duello teatrale) è la pièce teatrale di Giancarlo Lucariello che debutterà in luglio a Borgio Verezzi, per poi essere rappresentato al Ciak di Milano e poi al Parioli di Roma. Un testo surreale, lo definisce l'autore che è anche regista con Massimo Natale; un'icona del rock viene montata e smontata. E' Giuseppe Cederna, che interpreta la parte privata, a invitare l'altra metà, impersonata da Gianpiero Ingrassia, "per un confronto finale con la parte famosa, un'ora e mezza prima che la star venga uccisa". L'ultima cena ha il sapore di una resa dei conti: la star la prende come uno scherzo, come Don Giovanni col Commendatore, "poi capisce e si lascia andare", dice Ingrassia. Il quale porterà il maglione scuro a collo alto, com'era vestito l'8 dicembre 1980 John Lennon quando David Mark Chapman lo uccise. La colonna sonora di Maurizio Fabrizio finisce laddove comincia quella dei Beatles, ("Help", "Strawbeny Fields", "Imagine", "Mother"). E' come se ci trovassimo davanti due persone che hanno condiviso un corpo, unite e separate: "Non c'è un buono o un cattivo” - racconta Cederna - i due ruoli si scambiano. La parte privata è più riflessiva, a tratti più cattiva quando smaschera i trucchi della star, che fa il rivoluzionario e dice cose meravigliose, poi in realtà ha i vizi, le indolenze, le violenze delle star sotto l'alibi della creazione artistica. I due Lennon arrivano anche alle mani. Il Lennon privato fa riaffiorare i traumi dell'adolescenza, i buchi neri che ha dentro di sé, e lascia che i ricordi facciano male: l'abbandono del padre e la conflittualità con la madre che cerca di esorcizzare in "Mother". "Cerca una protezione, la troverà in Yoko Ono", dice Cederna, incantato "da una materia teatrale molto forte.

Valerio Cappelli

BEATLES
Mentre Roma attende il concerto di Paul McCartney al Colosseo, Giancarlo Lucariello e Massimo Natale al Teatro Parioli provano una commedia su John Lennon, le due facce di un mitico ribelle. Giampiero Ingrassia e Giuseppe Cederna saranno corpo e anima dell'autore di Imagine
1 maggio 2003

Roma - Il titolo? Lennon & John. Una commedia. Racconta l'ultima, ipotetica giornata del Beatle ucciso da un folle, Mark David Chapman, l'8 dicembre 1980, a New York, davanti al Dakota Building di Manhattan. L'ha scritta Giancarlo Lucariello, già produttore musicale e talent-scout (ha "scoperto" lui i Pooh; ha lanciato, fra gli altri, Riccardo Fogli e Tosca) insieme con Ennio Speranza. Debutto assoluto il prossimo 18 luglio a Borgio Verezzi, nel corso dell'omonimo festival, tradizionale vetrina, ormai, di ciò che si vedrà nella prossima stagione teatrale. Massimo Natale, professionista della comunicazione, firma, con questo omaggio a una delle leggende pop del Novecento, la sua terza regia. "Abbiamo ceduto al desiderio di mettere in scena - dice - a ventitre anni di distanza dall'involontaria, fatidica fine dell'autore di Imagine, una pura fantasticheria. Il titolo è la chiave stessa del testo: Lennon sta al posto della parte pubblica del Beatle, quella obbligata ad accettare modi, ritmi e compromessi della contemporaneità; John significa, invece, l'interiorità dell'uomo e dell'artista, il suo spirito libertario, la sua incapacità di sottostare ad alcuna imposizione. Due attori, fisicamente e psicologicamente molto diversi l'uno dall'altro, dialogheranno, discuteranno, tenteranno di venire a patti, fino alla tragica pacificazione imposta (o regalata?) dalla morte". L'idea deve senz'altro qualcosa al mito di Don Giovanni, il seduttore che accetta di banchettare con il Convitato di pietra. Aggiungiamo un po' di Stevenson (Doctor Jeckyll e Mr Hyde), un pizzico di Artaud e l'eterna tentazione di considerare almeno "doppie" le personalità eccellenti. Infine, l'onda di revival che avvolge i Beatles e la loro musica in questo preciso momento storico, mentre ogni certezza sembra incrinata e l'immaginazione al potere o il fate l'amore, non la guerra sembrano slogan di mondi lontanissimi. Così, se Paul McCartney è in arrivo a Roma e si esibirà al Colosseo, anche Lennon sta per tornare, addirittura in duo con se stesso. La coppia di interpreti, ai quali si aggiungerà un terzo attore, "con funzioni di coro o di io epico, con il compito di correlare e commentare le varie parti", sono Giampiero Ingrassìa (Lennon) e Giuseppe Cederna (John). "Il primo piacevole, seduttivo, nevrotico, comunque abituato a domare le estroversioni dei fan. Il secondo inquieto, incoercibile, interprete della radicale esigenza di libertà e dell'anticonformismo del Beatle più ribelle del gruppo. Due metà di una mela che muore di morte violenta per onorare il proprio destino. E' l'artista che brucia, interi, i propri sogni: senza di essi non può continuare ad esistere, nel mondo si sentirebbe estraneo, prigioniero di schemi che non approva, dentro i quali non vuole muoversi". Lennon & John, in sintesi, intende sciogliere un inno all'icona Beatle per eccellenza, l'occhialuto signore di concetti immortali come puoi anche dire che sono un sognatore, ma non sono il solo... spero che un giorno ci sia anche tu e che il mondo si unisca, diventi una cosa sola... Retorica? "Trattandosi di Lennon, si può". Produttore e organizzatore dell'impresa un figlio d'arte, Gabriele Guidi, ultimo dei rampolli Dorelli ad intraprendere la via dello Spettacolo. La colonna sonora, in cui non mancano le "perle" di John, la cura Maurizio Fabrizio.

Rita Sala

Festival di Borgio Verezzi
Duello "Lennon & John" una scommessa vinta.
Un successo il dramma dedicato all'ex Beatle.
Applausi a Giampiero Ingrassia, Giuseppe Cederna e Gabriele Foschi.
20 luglio 2003

Borgio Verezzi - Lunghi secondi di silenzio dopo la scena conclusiva, quando il tavolo dell'ultima frugale cena si illumina di rosso. Poi dalla platea gremita si leva un applauso caloroso e prolungato, che chiama più volte alla ribalta il magnifico trio di interpreti (Giampiero Ingrassia, Giuseppe Cederna e Gabriele Foschi), ai quali si aggiungono uno alla volta tutti gli altri artefici di questo spettacolo, pensato, realizzato e limato in tanti mesi di lavoro, dai registi Giancarlo Lucariello, anche autore del testo con Ennio Speranza e Massimo Natale, al compositore Maurizio Fabrizio, cui si deve l'efficace colonna sonora, dallo scenografo Stefano Cola al "light designer" Maurizio Fabretti. È piaciuto, quindi, al debutto in prima nazionale sull'incantata piazza Sant'Agostino, "Lennon & John", la novità italiana che costituiva una dei fiori all'occhiello del 37° Festival di Borgio Verezzi e nella prossima stagione avrà quattro mesi in tournée. Un "duello teatrale" intenso, che conduce gli spettatori, forse sconcertati nelle fasi iniziali del dramma, attraverso un itinerario nei labirinti dell'anima di John Lennon, in cui si confrontano, a volte aspramente, le due personalità dell'ex Beatle, quella pubblica della popstar (Ingrassia) e quella privata, intimistica (Cederna), una sorta di voce della coscienza. Era una pièce forse più adatta a un teatro che a uno spazio all'aperto: eppure, massima è stata la concentrazione, e la gente è rimasta incollata alla sedia sino all'ovazione finale, che ha sciolto la tensione. "Emozionante", "Musica splendida", "Un'interpretazione magistrale: felice la scoperta di Ingrassia come attore drammatico", "Un bellissimo teatro di parola, come quello di "Mojo Mickibo"; nel carrugio, il pubblico che sfolla si lascia andare a commenti molto favorevoli. Durante la rappresentazione già avevano scandito con i battimani lo struggente momento del ricordo dei volti all'allontanarsi soddisfatti. "Abbiamo profuso molto impegno in questo progetto, siamo felici se il competente pubblico di un Festival così prestigioso ha gradito", commenta Gabriele Giudi, il produttore, figlio d'arte (i genitori sono Johnny Dorelli e Catherine Spaak). È più rilassato anche Stefano Delfino, il direttore artistico del Festival: "In "Lennon & John" (e in "Mojo Mickybo") ho creduto dal primo istante. Era una scommessa rischiosa, portarlo al Festival, ma credo che il risultato sia appagante anche in termini mediatici: allo spettacolo è stato dato molto risalto, come del resto conferma la presenza delle telecamere della Rai per il collegamento con "Uno Mattina". Sono lusingato che la produzione abbia preferito debuttare qui, anziché al Festival dei Due Mondi di Spoleto.". E Giancarlo Vadora, il sindaco di Borgio Verezzi, rivela "Quando, l'inverno scorso, Delfino mi aveva parlato di "Lennon & John", non ero molto convinto: mi pareva un progetto rischioso, per un Festival a matrice eminentemente classica.
Ma ora sono contento di averci creduto anch'io".

Augusto Rembado

"Lennon & John"
doppio dramma per una sola star
2 agosto 2003

Lennon&John, la sorprendente novità italiana che, analizzando il comportamento della celebre rockstar del dopoguerra, la scinde drasticamente in due. Da un lato c'è il personaggio pubblico di Lennon, succube della droga e della compagna Yoko Ono, e dall'altro John, il ragazzo di Liverpool che suonava in provincia coi suoi compagni di strada. Con un procedimento affine a quello di Wim Wenders nel Cielo sopra Berlino. Il John privato ha l'apparenza di un angelo custode, mentre il Lennon divo assume l'aspetto dell'angelo caduto. Nella cornice asettica di una stanza tanto disadorna da somigliare a un ring, i due si confrontano senza esclusione di colpi la notte dell'8 dicembre 1980, quando uno squilibrato esplose contro Lennon il colpo di pistola che gli tronco la vita. ma cosa vuole la coscienza di John adombrata nello spettacolo dall'eccellente Giuseppe Cederna in uno sparato di candido lino? Vuole scuotere le certezze della star per ricondurlo alla beata semplicità della sua vita di un tempo. Consapevole che il divo della musica pop è un profeta le cui parole segnano il destino di una generazione. John vorrebbe quindi da Lennon ciò che quest'ultimo si è sempre rifiutato di fare: smettere le spoglie del guru per ritrovare la perduta innocenza di un uomo tra gli uomini. Ma tra i due contendenti s'inserisce un'altra incognita: il personaggio del looser. Del perdente. Che, identico ai milioni di fans che assediavano quotidianamente le star, può sia idolatrarlo che distruggerlo, inseguirlo con la scusa di un autografo e premere il grilletto piangendo disperato sul suo cadavere. Così mentre le battute di questo dramma inquietante sono scandite dallo stillicidio implacabile del tempo che lampeggia sugli alti orologi che fanno da quinte, le due figure consumano insieme gli ultimi rituali. Le due metà dello stesso io si scambiano le immagini delle trionfali tournée, bollano ferocemente l'amico-nemico Paul McCartney, evocano i paradisi della droga di cui è testimone uno dei song più famosi, Lucy in the sky with diamonds… fino a dividersi fraternamente l'ultima cena prima che Giampiero Ingrassia, un Lennon appassionato e veemente si incammini, presago della fine, all'ultimo appuntamento.

Enrico Groppali

Lennon contro John le due facce di un mito
Giampiero Ingrassia e Giuseppe Cederna sentimentali e spietati nel fare a pezzi una leggenda.
20 Luglio 2003 in scena al Festival di Borgio Verezzi

Immaginate, anzi "imagine", che Lennon, nella fatale sera dell'8 dicembre 1980, a New York, sia andato a trovare un uomo misterioso, il quale lo accoglie con astio gelido perché lui, Lennon, è arrivato con mollo ritardo dopo una lunghissima assenza. Immaginate, anzi "imagine", che quest'uomo misterioso si chiami John, e che subito si metta a strapazzare l'ospite, dimostrando di conoscerlo fin oltre il lecito. Non rivela né indulgenza né affettuosità. E infatti, non appena l'ospite varca la porta, che fa? Sposta rabbiosamente il pianoforte bianco (ma Lennon non aveva un pianoforte bianco, nella casa che divideva con Yoko Ono?), lo spinge fuori della stanza e crea un ring, un luogo destinato a soffocare di violenza e di rancore. Immaginate, anzi "imagine", che John si metta improvvisamente a parlare come Lennon e che Lennon si matta a parlare come John; che un pezzo della vita dell'uno si trasferisca nella vita dell'altro; che la memoria dell'uno diventi la memoria dell'altro; e avrete trovato il filo "Lennon & John" presentato l'altra sera con grande successo al festival di Borgio Verezzi. Quelle due persone sono in realtà una sola, pur non costituendo un'unità. Potremmo dire che sono un corpo e un'anima, il positivo e il negativo di un mito chiamato John Lennon. "Lennon & John" è frutto di un'operazione artistica inconsueta. Non ha un autore, ma uno più due. Ossia Giancarlo Lucariello con la collaborazione di Ennio Speranza e Gianluca Ferrato. Non ha un regista, ma due, e uno dei due è l'autore in "primis", cioè Lucariello, cui si aggiunge Massimo Natale. Sembra di assistere a uno di quei lavori di gruppo che andavano fortissimo dopo il '68, all'università e fuori, ma, pur nella complessità realizzativa, non scorgiamo traccia di tanta eterogeneità. I due tempi fluiscono sciolti come se scaturissero da una sola mente e da una sola mano. Il racconto si snoda dentro una scena in bianco e nero (di Stefano Cola) con tre pannelli sul fondo e pezzi di scacchi anch'essi bianchi e neri. Ci porta dentro le ultime ore di vita della popstar, ma come un crudele "auto da fe", uno scendere negli abissi della memoria per riportare alla superficie tutte le contraddizioni, i dolori, le cattiverie, gli opportunismi di un uomo amato e invidiato. La figura del padre e quella della madre (così distanti e mai possedute), l'infanzia solitaria, il successo visto come risarcimento, e poi la megalomania, la paranoia... Tutto ciò ha bisogno di un detonatore per esplodere. E il detonatore è John, la parte bianca di Lennon, la voce della verità, il braccio della crudeltà. John è Giuseppe Cederna, la cui recitazione acuminata e interiorizzata, febbrile e insieme pietosa disegna poco per volta la figura di un inquisitore che ama la sua vittima e vorrebbe salvarla soprattutto da se stessa. Lennon è Giampiero Ingrassia. A differenza del candito alter ego, veste completamente di nero. Sembra, nel tono di esordio, l'evasivo monumento di se stesso, ma progressivamente accelera i gesti, mostra le lacerazioni e i rimorsi che niente, né le droghe né altro, è mai riuscito a soffocare. I due antagonisti sono bravi. Duellano con sentimentalità e spietatezza, accompagnati dalla colonna sonora di Maurizio Fabrizio, che per fortuna non ripropone gli hit dei quattro di Liverpool. Appare soltanto "Imagine", ma è funzionale al racconto: serve a dirci che Lennon, nella vita, nei pensieri, nelle pulsioni, era l'opposto di ciò che quella canzone immaginava. Nel gioco dei rimandi e dei contrari s'inserisce Gabriele Foschi. E' un personaggio che commenta e storicizza. L'autore lo ha chiamato Nowhere Man, l'uomo di nessun luogo.
È il rovesciamento del Signor Dappertutto di Hoffmann. Un'ultima strizzata d'occhio. Per gradire.

Osvaldo Guerrieri